C’è un pozzo nero nero sotto il cuore
Che, quando si risveglia, risucchia tutto.
Del bene e del male
Ne fa un falò.
E non basta un Maalox a farmi stare meglio.
Ne gusto i combusti miasmi
E, se va bene, faccio pure il ruttino.
Ciò che ho fatto, lo disfaccio
E faccio cose da disfarsi.
Con perizia di artigiano
E l’astuzia dell’ingannatore.
Lo lascio imbrogliarmi,
Docile e solerte stolto,
E gli consegno le chiavi di casa,
Fidando nella sua bonomia.
Ecco!
Ora sono una non persona!
Sono io il mio peggior nemico!
Nessuno è più colpevole di me!
Schiavo di un gorgo
In cui consapevole mi immergo.
Uno sgorbio in carne ed ossa
Che affonda nel materasso
(Per favore, se cambiate le lenzuola,
Guardate bene prima dentro!).
Ma, a considerare con disciplina,
Scopro che anche quel pozzo è cosa mia.
Che non s’acquieta col vezzeggiare e le blandizie
O il bisturi e la chimica.
E’ acqua che ambisce a veder la luce,
Nera là in fondo,
Ma chiara e fresca dopo lo sforzo.
E sana, allora, e nutriente.
Quella lurida cornacchia,
Che mi rode il fegato,
E’ un pulcino nato zoppo
Che pigola di rabbia per la fame,
E tende il collo e strilla
Per farsi sentire.
Vola dunque alla campagna!
A cercare i buoni semi
E l’erba fresca!
Invece che bacche velenose
E vermi sazi del sangue degli ignavi!
E, insieme alle altre mamme,
Riempi l’aria di suoni
Che, per chi sa ascoltare,
Si distinguono anche in mezzo al temporale
E ne annunciano la fine.
Antonio
foto da vitadadonna.com
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Sandro (domenica, 05 febbraio 2017 12:20)
poesia molto bella, mi ricorda un pò quelle di Eugenio Montale. di fronte a questa realtà che ti annienta (avete sentito cosa è successo a Vasto?), ci vuole una poesia per sentirsi meglio. complimenti a chi l'ha scritta!