Ieri alla serata cultura abbiamo piacevolmente parlato di scuola, mescolando ricordi e impressioni sull'oggi. Erano presenti alcuni insegnanti, che hanno descritto i loro metodi per adattarsi al cambiamento dello stile di vita dei ragazzi negli ultimi tempi.
A quanto risulta oggi non si richiedono più agli alunni obiettivi di conoscenza, ma competenze. Dal canto loro gli studenti non sembrano riconoscere più l'autorità degli insegnanti, supportati in questo dai genitori, i quali non si alleano con gli insegnanti - come facevano una volta -, ma prendono subito le difese dei figli al primo problema disciplinare.
Ma cosa rende indisciplinati gli alunni? Intanto il non riconoscere il valore dei programmi
ministeriali, giudicati lontani dal loro vivere quotidiano, e perciò pesanti o noiosi.
Qualcuno osservava di converso che la noia, lungi dall'essere deprecata, è qualcosa di cui bisognerebbe ricominciare a riconoscere il valore: chi si annoia è portato a trovare una soluzione creativa ai momenti di vuoto e anzi dovrebbe ancor di più apprezzare l'istituzione scuola, volta a colmare e stimolare tale mancanza di argomenti.
C'era poi chi difendeva la tesi dell'anacronismo degli insegnamenti: perché ad esempio studiando storia ci si sofferma su date e luoghi di battaglie del passato, senza mai giungere a discutere in classi i fatti della contemporaneità?
Per mancanza di un distacco temporale che favorisca la riflessione, rispondeva qualcun altro.
E noi, che studenti eravamo? In generale il desiderio prevalente è - come appare naturale, ma alquanto difficile da soddisfare - quello di essere visti, ovvero di avere insegnanti che, trasmettendo il sapere, siano anche in grado di riconoscere il portato emotivo che sta dietro alla consegna di tali conoscenze.
In più di una persona ieri sera si difendeva l'autorità - forse meglio chiamarla autorevolezza - degli insegnanti come dato di valore nel processo educativo; sommando le due caratteristiche potremmo dire che un buon insegnante è colui che, ben saldo e appassionato del proprio sapere, lo trasmette tenendo in considerazione l'individuo che c'è in ogni alunno.
Non un programma personalizzato, quindi (anche se c'è chi sente nostalgia per quelle materie tecniche e pratiche che tanto giovavano alla scuola e che in Italia sembrano essere scomparse), ma piuttosto un'istituzione scuola che educhi alla buona cittadinanza tenendo conto delle esigenze e desideri dei singoli.
E perché no, una scuola anche bella esteticamente, dove tornare ritrovando le proprie cose e provare una piacevole sensazione di intimità e calore, come in una seconda casa abitata da un padre equamente ordinato e severamente affettuoso.
Livia
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Sandro (domenica, 09 ottobre 2016 19:18)
mi ha colpito il fatto che i genitori tendano a difendere subito i figli, se facessi l'insegnante non saprei come farmi rispettare... ai miei tempi mia madre sarebbe stata d'accordo con la docente. nel complesso deve essere stata una serata molto interessante.
Paolo (venerdì, 21 aprile 2017 14:24)
Certo! Viva la scuola! E abbasso i bulli...e quella parte di insegnanti inadeguati...
Paolo (sabato, 22 aprile 2017 10:29)
Certo, sempre viva la scuola!...e abbasso certi prepotenti e chiusi di mente che ne fanno parte....
Paolo (sabato, 22 aprile 2017 10:42)
Complimenti Livia, il tuo pensiero è molto interessante e mi ha dato molti spunti di riflessione..., uno fra tutti è che non credo abbia senso alcun tipo di alleanza o complicità genitori - figli o genitori - insegnanti..., penso invece abbia molto più senso la coerenza..., la coscienza ed il buon senso sia da parte degli insegnanti che dei genitori per far si che siano loro la guida più indicata per aiutare i figli e gli alunni nella propria crescita di vita