Sono a San Francisco, sono sulla baia, vedo il Golden Gate. Si fa sera. Ho addosso una certa agitazione, sento che qualcosa sta per succedere. Nel cielo vedo del fuoco. È un aereo con i motori in fiamme. Sudo, lo seguo con lo sguardo, vorrei fare qualcosa.
Mi sembra di essere Superman, ma sotto effetto di kriptonite. Io non rischio la vita, ma soffro, soffro per quelli che sono lì sopra. È come se li sentissi, come se provassi la loro paura, il loro panico, il loro dolore, le loro ustioni. È come se sentissi tutte le sofferenze del mondo, essere salvo non mi consola, perché sono così impotente? perché non posso fare niente? Il sogno finisce qui e qui inizia il mio sogno ad occhi aperti.
Io ho paura di volare, la mia fobia più forte. Paura di volare, sentirmi addosso le sofferenze. Le mie sofferenze, le sofferenze degli altri. Queste sofferenze mi impediscono di volare. Ho detto, mi sento Superman, ma ho addosso la Kriptonite. Quanto sofferenza ho assorbito? So che per salvare quei poveretti che sono sull'aeroplano in fiamme prima devo salvare me stesso. Quando entrerò in contatto con le mie fobie, le mie paranoie, i miei attacchi di panico e li accetterò e poi li lascerò andare, spazzerò via la kriptonite e tornerò in possesso dei miei super-poteri.
Inutile pensare al passato, inutile pensare alla ferite che mi sono state inferte o che mi sono fatto inferire. Inutile pensare al futuro, vagheggiare un futuro, senza sofferenze, senza attacchi di ansia e di panico. C’è il presente, c’è il mio soffrire per tutti quei poveretti, c’è il soffrire per me stesso. Da qui devo partire, da ora. Accettare questo dolore e affrontarlo, accettarlo.
La mia paura è la loro paura. È presente, la sento. Ma posso vivere con questa paura. Forse l’aereo non precipiterà, ma riuscirà a fare un atterraggio di fortuna e io essere lì ad aiutarli. Forse riprenderà quota. Forse cadrà, ma anche questo va accettato, prima o poi il nostro aereo smetterà di volare, ma non per questo dobbiamo rinunciare ai nostri viaggi. Il nostro viaggio è la nostra vita.
Roberto
foto da www.comicsblog.it
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Sandro (giovedì, 23 giugno 2016 16:43)
interessante, io non ho mai pensato alla vita come ad un viaggio. non sapevo che tu avessi il problema dell'ansia, io la sentivo quando è mancata mia madre; però sono andato da un bravo medico che mi ha curato. quel medico adesso non c'è più, altrimenti te lo avrei consigliato. ciao
Susanna (giovedì, 23 giugno 2016 16:53)
Mi ha molto colpito la tua sensazione addosso del dolore degli altri... Potente e indicativo di un forte senso di appartenenza
Francesca S. (mercoledì, 29 giugno 2016 11:19)
Mi viene in mente questa frase di Pessoa, che amo molto:
«La vita è quel che decidiamo di farne. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma quello che siamo.»