Un Gabbiano cerca il nido

 

Caro diario,

 

“Non so dove i gabbiani abbiano il nido,

ove trovino pace.

Io son come loro,

in perpetuo volo.

La vita la sfioro

com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.

E come forse anch’essi amo la quiete,

la gran quiete marina, ma il mio destino è vivere

balenando in burrasca.”

V. Cardarelli –Gabbiani

 

Un capitolo della mia storia è questo…, e perdonatene la brevità.

 

Sono arrivata a Milano con una valigia piena di sogni, paure, forze e debolezze.

Tutto mi sembrava nuovo e più grande del presepe di casa e del piccolo paese, un labirinto dove si aggrovigliava una corsa a chi arrivava per primo.

La gente si affannava ed il tempo scorreva lento nella sua recondita “rapidità”.

 

I primi giorni guardavo affascinata la variegata tipologia di persone che viaggiavano da un capo all’altro della città, prese ognuna dal suo mondo parallelo.

Anche i tram, che percorrevano in lungo ed in largo le vie e le piazze, mi parevano dei demoni di cui dovevi comprendere la lingua.

Il primo giorno in Università fu come il primo tra i banchi di scuola da bambina; sguardi curiosi dei colleghi e tentativi di recitare la parte del “mi trovo qui e perfettamente a mio agio”….poi tutto sembrava routine, anche i sogni di gloria per il futuro.

 

Fin dall’inizio ho dovuto costruire un nuovo ordine di pensieri e di cose, niente di più complicato!

Ma gli sforzi parevano investiti per una giusta causa: il futuro…un futuro, che poi ho scoperto tristemente essere, anche qui, estremamente precario ed aleatorio e forse più alienante del mio piccolo mondo di origine dove la strada è noiosa ma tracciata, priva di stimoli ma sicura.

Impegnata a trovare il mio posto tra queste immense vie, a conquistare un ruolo sociale, una vita sociale ed un’indipendenza personale, mi accorsi che non avrei dovuto fare i conti solo col mondo ma soprattutto con me stessa; e me stessa è qui a gridare che se qualcuno ti aiuta a fare quei conti e ti sta accanto, quando quel tempo lento scorre, può diventare una storia semplice e felice.

Al di là dei luoghi comuni dell’angelo nero metropolitano, che può avvinghiarti in rapporti sociali, come anche scuoterti ed isolarti…ogni storia è un pianeta a sé.

 

La testa, lo stile ed il cuore di ognuno è un quadro diverso appeso alle pareti dell’Universo.

Sul mio appare come un abbraccio al sole ed una lacrima alla luna…tutto è più caldo e luminoso se senti la forza di una “stretta” ed è buio se nella notte ti ritrovi sola.

E sapete qual è la vera sfida per me?

Trovare qualcuno, che come me, ha bisogno di dolcezza, di amore, di fiducia, di amicizia e di abbracci per essere felice o quantomeno serena.

E sarà finita quando smetterò di credere che anche nelle caverne di una metropoli, puoi trovare un posto da cui partire per poi tornare ogni giorno, il porto sicuro che ti consola e ti accoglie….Io non smetterò mai di cercarlo anche qui.

 

Saluto tutti coloro che mi hanno letta con un’immagine che conservo speranzosa nel cuore: “in un mezzo affollato e grèmito di gente al mattino, una mamma pacatamente parla coi suoi figli, ripassando i compiti; li avrebbe accompagnati a scuola per poi tornare a prenderli…e loro, si’, sapevano di partire per poi tornare in un nido che ancora mi chiedo quanto dolce fosse.”

 

Trilly

 

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